martedì 25 settembre 2018

Torta di Carote e Mandorle



Per riuscire a parlare di qualcosa bisogna acquisire un certo distacco da essa? 
Non lo so. Dicono di sì, ma io credo di no.

Quante volte avete sentito l’esigenza di ringraziare un autore (di un libro, una poesia, una canzone, un film, un quadro ecc.) per essere riuscito a dire con parole/immagini/suoni qualcosa che avevate dentro ma che non riuscivate ad esprimere? Sono stata adolescente negli anni '90, l'80% del tempo lo passavi ascoltando musica e leggendo libri - più di quanto avrei dovuto fare, in effetti, ed estremamente molto più di quanto si faccia adesso - e il restante 10% lo passavi guardando Mtv: era impossibile che non accadesse.
E poi scrivevo. Scrivevo parecchio. Di tutto, anche di ciò che non conoscevo ancora. Lo facevo con distacco, senza mai preoccuparmene, senza mai chiedermi nulla. Scrivevo come se ricordassi la scena di un vecchio film, senza mai chiedermi se fosse reale, se fosse possibile, se fosse successo a me.
Per riuscire a scrivere di qualcosa bisogna averla vissuta?

Una volta ho incontrato l'autore di un'opera che mi aveva toccato l'anima. Un'opera che parlava di una condizione che io conoscevo bene. Mi aveva scosso l'animo perché avevo pensato che quello sarebbe stato esattamente il modo in cui io avrei descritto quella condizione. E mi è successa una cosa: all'improvviso mi sono sentita così vicina a quella persona, da poter quasi percepire i suoi pensieri: una connessione che solo chi ha vissuto vicende simili sente. Quando l'ho incontrato gli ho chiesto se anche lui avesse vissuto quella situazione, domanda che mi sembrava superflua, dato che ero convinta che fosse così. E quando mi ha detto no, gli ho chiesto come facesse a conoscere quegli stati d'animo che aveva così sapientemente descritto. E lui mi scosse di nuovo nel profondo, esattamente come aveva fatto con la sua opera, dicendomi "ho chiesto". Quelle due parole mi parevano così strane, proprio io che non avevo chiesto mai, abituata a cavarmela da sola in tutto, anche in questo. 

Per riuscire a scrivere di qualcosa bisogna saper ascoltare, osservare e avere la capacità di provare empatia verso qualcosa o qualcuno. Poi bisogna trovare una connessione, un punto di contatto dentro se stessi e fare di esso il veicolo d'espressione. Perché inevitabilmente l’opera parla di sé, anche quando diventa di tutti. Perché alla fine nell’arte ognuno vede quello che vuole. Come nella vita, del resto.

Per fortuna per riuscire a scrivere una ricetta basta provarla 😊
E per provare questa basta avere una caterva di carote inutilizzate in frigo, come me.

Ingredienti:
320 g di carote
300 g di farina
100 g di zucchero
80 g di farina di mandorle (o mandorle pelate)
3 uova
50 ml di olio di semi
1 bustina di lievito
1 bacca di vaniglia

Pelate le carote e frullatele in un mixer. Riducete le mandorle in farina, se non l'avete già pronta. Montate gli albumi a neve. A parte montate i tuorli con lo zucchero, aggiungetevi le carote frullate e l'olio di semi. Aggiungete i semi della bacca di vaniglia e poi la farina setacciata con i lievito. Unite anche la farina di mandorle e amalgamate il composto agli albumi, mescolando dal basso verso l'alto. Versatelo in una tortiera da 24 cm imburrata e infarinata e cuocete a 180°, per 30-40 minuti, facendo la prova stecchino. Fate raffreddare e spolverate con zucchero a velo.




lunedì 24 settembre 2018

Crostate e Pasta Frolla


Mi piacerebbe condividere, con chi ne avrà voglia, qualche modesta conoscenza tecnica che ho appreso nel corso di questi anni da "pasticciona". Non perché ne voglia fare un vanto (non ho mai frequentato scuole di pasticceria, sono semplicemente una persona estremamente curiosa - a volte anche troppo - ), ma per due ragioni: 1. è un'occasione per riordinare nozioni, segreti e curiosità collocate random e in ordine sparso nel mio cervello; 2. renderne partecipi anche voi, invitandovi quindi, ad accrescere la mia conoscenza, qualora aveste delle curiosità, segreti, o semplicemente "fun facts" da condividere a con me. Spero di avere la pazienza di trasformare questo in un appuntamento sistematico, chi mi conosce bene sa quanto la mia costanza nel portare a termine cose sia inversamente proporzionale alla mia voglia di iniziarle e all'entusiasmo che ne scaturisce.
Comincerò con il condividere qualcosina sulla pasta frolla.

Gli ingredienti per la pasta frolla sono semplicissimi (farina, burro, zucchero, uova e aromi), ma forse non tutti sanno il ruolo che essi hanno nella sua preparazione. L'impasto non chiede aggiunta di acqua poiché già contenuta nel burro e nelle uova. La farina da usare è quella “00” o “0” (in alcuni casi si può usare anche la farina di mais). Bisogna lavorarla poco, l'impasto va manipolato solo fino ad assorbimento dei liquidi. Per una maggiore o minore friabilità si può aggiungere o togliere burro (grassi e acqua). La quantità del burro varia a seconda del risultato che si vuole ottenere (la percentuale minima è 30% nelle frolle comuni e 50% nelle frolle montate; la percentuale  massima invece è 70% nelle frolle comuni e 80% in quelle montate), superata la soglia minima si perde friabilità, superata quella massima l'impasto risulterà grasso e troppo friabile. La frolla classica ha il 50% di burro sul peso della farina. Il burro deve avere una temperatura di 13°C (il burro troppo freddo non si amalgama bene, quello troppo caldo tira fuori tutto il grasso). Zucchero: è lo zucchero bianco, sia semolato (frolla classica) che a velo (frolla fine o montata). Lo zucchero semolato rimane in sospensione nell'impasto e favorisce lo sviluppo del glutine, quello a velo invece entra nella struttura del composto e lo rende meno elastico. La sua quantità ideale è il 40% sul peso della farina: aumentandolo o diminuendolo si incide sulla compattezza dell'impasto, poiché in forno, dopo lo scioglimento, inizia la caramellizzazione che gli dona croccantezza. Lo zucchero semolato si usa nella frolla comune, quello a velo in quella fine. A seconda del tipo di zucchero cambiano le quantità di liquidi da inserire nell'impasto, dato che quello semolato assorbe di più. Le uova: possono essere sia intere che solo tuorli o solo albumi; i tuorli aumentano i grassi nella pasta e donano più friabilità. Per un impasto più elastico vanno bene le uova intere: l'acqua contenuta nell'albume aumenta la lievitazione, e rende la pasta più asciutta e croccante.  Gli impasti della frolla possono essere di tre tipi: classico, sabbiato, montato. 

  • Zucchero: sapore e colore
  • Uova: amalgamare l'impasto. L'albume (acqua) determina un impasto crudo molle ma una frolla cotta dura. Il tuorlo (grassi) darà un impasto più sostenuto e una frolla cotta più friabile.
  • Gli ingredienti devono essere a temperatura ambiente: il burro morbido e a 13°, la farina debole.
  • Dopo l'aggiunta della farina lavorare il meno possibile.
  • I ritagli di pasta sviluppano meno della sfoglia vergine.
  • L'impasto,  prima della cottura, deve riposare in frigo.
  • Non bisogna mai scaldare la pasta nemmeno con le mani, per evitare che perda friabilità.
  • La farina sempre debole (150W / 180W).

FROLLA COMUNE: Con zucchero semolato (è più assorbente e richiede più liquidi).
FROLLA FINE: Con zucchero a velo.
SABLE': Quando la quantità di burro supera il 24% sul peso dell'impasto.

TIPI DI LAVORAZIONE DELLA FROLLA
MONTATA
CON FRUSTA; + BURRO, ZUCCHERO A VELO
CLASSICA
CON FRUSTA AFOGLIA (O "K" per i Kenwood)
SABBIATA
CON FRUSTA A FOGLIA (O "K"). Si mescolano prima farina e burro - a pezzi - freddo di frigo, a velocità medio-bassa, fino a formare un composto sabbiato; si aggiungono quindi uova, zucchero, aromi e sale. Non riposa in frigo. Ha una friabilità superiore.
                             CLASSIFICAZIONE DI FROLLE
TIPOLOGIA DI FROLLA
MEDOTO DI IMPASTO
FARINA DEBOLE (gr)
BURRO (gr)
ZUCCHERO SEMOLATO (gr)
ZAV (gr)
UOVA INTERE (gr)
TUORLO (gr)
ALBUME (gr)
CACAO (gr)
FARINA DI MANDORLE (gr)
FECOLA (gr)
BILANCIAMENTO
Classica
Classico
500
300
230
/
50
60
/
/
/
/
Ottimo per crostate e biscotti
Milano
Classico
500
250
250
/
150
/
/
/
/
/
Cotture in bianco e crostate
Sablèe
Sabbiato
500
300
200
/
100
/
/
/
/
/
Crostate friabili e biscotteria
Per fondi
Classico
500
230
270
/
120
/
/
/
/
/
Croccante, per fondi sotto creme e per farciture post cottura perché resistente all'umidità
Montata
Montato
500
410
/
170
/
/
70
/
/
/
Biscotteria. Friabilità superiore.
Bretone
Classico
430
400
/
150
/
40 (sodo)
/
/
/
85
Biscotteria o base per pasticceria fredda poiché compatta al taglio. Per mousse e bavaresi.
Ovis Mollis
Classico
300
300
/
180
/
240 (sodo)
/
/
/
180
Biscotteria. Utilizzabile anche con sac a poche.
Con Cacao
Classico
450
300
200
/
2
/
/
50
/
/
Crostate e biscotti al cacao. Fino a mx 10% la farina può essere sostituita col cacao: superata questa soglia bisogna integrare con ulteriori liquidi.
Napoli
Classico
475
250
/
220
100
/
/
/
125
/
Biscotteria o fondi per tartellette.


LIEVITO
LIEVITO Sì O NO:
Crostate di confettura
Foderare stampi
No
Biscotti
No se devono essere perfetti e non deformi; Sì se li voglio gonfi e friabili


Farina

Una farina per frolla deve contenere poco glutine per poter ottenere un’ottima struttura (non elastica) e conseguentemente una buona friabilità. Il glutine lavora a contatto con liquidi: la farina va quindi aggiunta alla fine (metodo classico) oppure una volta aggiunte le uova, la frolla andrà lavorata il meno possibile (metodo sabbiato).

Zucchero

Lo zucchero conferisce croccantezza: più aumenta la quantità, meno friabile sarà la pasta frolla. Gli zuccheri più utilizzati sono lo zucchero semolato e lo zucchero a velo. Lo zucchero semolato è in grado di assorbire molto più liquido, quello a velo ha meno capacità di assorbimento. Nel caso di frolla con zucchero a velo si parla di frolla fine poichè più friabile. 

Burro

Il burro è l’ingrediente che conferisce friabilità e morbidezza: più aumenta la sua quantità, più si otterranno paste frolle delicate, che si sbriciolano in bocca. Variando la sua quantità si otterranno paste più o meno morbide ma soprattutto cambierà la quantità di uova nell’impasto.

Uova 

Nella pasta frolla si possono usare uova intere, tuorli o soli albumi. Il tuorlo contiene acqua, grassi e proteine, per cui una frolla con tuorli sarà più grassa e di conseguenza più friabile. In base alla parte dell'uovo utilizzata cambierà il rapporto con gli altri ingredienti. Per calcolare la quantità di uova esistono dei coefficienti di divisione che permettono di mantenere un bilanciamento ottimale della pasta frolla. 
Coefficienti:
  • Uovo intero: 12
  • Tuorlo: 6
  • Albume: 14

Il calcolo si fa sommando tra loro le quantità di farina, burro e zucchero e dividendo il risultato per il coefficiente, in base al tipo di uova che si vuole utilizzare.


Spero di essere stata utile ed esaustiva 😊 Ovviamente ci sono millemila cose che ancora non so, ancora non ho letto, ancora non mi hanno detto. 
Per finire vi lascio un paio di ricette delle ultime due crostate realizzate: si tratta di una frolla classica e una al cacao, e due squisitissime creme all'acqua (quindi senza uova) al mirtillo e lampone.

Pasta Frolla, ingredienti:
  • 300 gr di farina 00
  • 100 gr di zucchero
  • 150 gr di burro
  • 1 uovo (grande)
  • un pizzico di sale
  • la scorza grattugiata di un limone
Pasta Frolla al cacao, ingredienti:

  • 460 gr di farina 00
  • 300 gr di burro
  • 1 cucchiaino di sale
  • 200 gr di zucchero a velo
  • 40 gr di cacao amaro
  • 3 tuorli
Nella planetaria con frusta a foglia lavorate lo zucchero con il burro freddo, a pezzetti, il sale e la scorza del limone (se prevista). Aggiungete l'uovo o i tuorli ed infine la farina (e il cacao). Mescolate e trasferite il composto su un piano infarinato, impastate (per pochissimo tempo e a mani preferibilmente fredde), formate un panetto leggermente appiattito, avvolgetelo nella pellicola e riponetelo in frigo a riposare per almeno 30 minuti. Trascorso il tempo necessario, su un piano infarinato, stendete la pasta dello spessore di 5 mm. Rivestite con la frolla uno stampo per crostate precedentemente imburrato, bucherellate il fondo e ponetelo in frigo per altri 30 minuti. Nel frattempo portate il forno alla temperatura di 180°C, ponete dei pesi sulla base della frolla (vanno benissimo i classici fagioli secchi) e cuocete per 20 minuti. Trascorso questo tempo, togliete i pesi e lasciate cuocere ancora per 10 minuti. Lasciate raffreddare prima di sformare.

Crema ai mirtilli / lamponi:
  • 125 ml di succo di mirtilli / lamponi (ottenuto frullando la frutta con qualche cucchiaio di acqua)
  • 150 ml di acqua
  • 50 gr d zucchero
  • 50 gr di amido di mais
  • 125 ml di panna liquida
In un pentolino mescolate l’amido e lo zucchero. Accendete il fuoco, a fiamma media e aggiungete l'acqua e il succo a filo, mescolando continuamente, fino al primo bollore. Togliete dal fuoco e trasferite il pentolino in una boule con del ghiaccio. Continuate a mescolare per raffreddare la crema. Coprite con pellicola a contatto e fate riposare in frigo. Montate la panna e unitela al composto freddo. Come avrete notato, la preparazione di questa crema è identica alla pasticcera (anzi, per essere precisi, a una diplomatica, essendoci la panna montata): la frutta, infatti, sostituisce le uova. Riempite i gusci di frolla con la crema, aiutandovi con una sac à poche e guarnite con la frutta.

martedì 18 settembre 2018

Chiffon Cake al limone con glassa all’arancia (aka Fluffosa)


You look amazing, ha detto Harry a Meghan, oggi, nel giorno del suo Royal Wedding. Io ero sul divano con i kleenex e l’unica cosa che mi consolava era che anche Kate Middleton ricicla i vestiti (il suo abito infatti era stato già indossato due volte, al compleanno della Regina ed al battesimo di Charlotte - fonte Enzo Miccio e Giulia Valentina). Ma non mi bastava. Sì, perché intanto lei partorisce e dopo 6 ore è fuori dall’ospedale, con un fisico al top, il trucco e parrucco perfetto e sorride ai fotografi. 
Così mi sono messa ai fornelli, ed ho partorito - non un royal baby - una AMAZING Chiffon Cake (anche detta Fluffosa). Ho colto anche l’occasione di dare il colpo di grazia alla peonia che tanto aveva il destino già segnato:

Quindi prima che la facesse fuori il gatto, ci ho pensato io :) 
Oltretutto questa splendida torta è anche senza glutine. Ho voluto provare a sostituire alla farina 00 il mix senza glutine della Schar e con mia sorpresa il risultato è stato ottimo: insomma, non la devi sniffare per mangiarla, una volta pronta, come di solito succede con i dolci senza glutine :D Ecco la ricetta:
Ingredienti:
  • 300 gr di farina (00 o senza glutine, a preferenza)
  • 6 uova 
  • 300 gr di zucchero (qui ho usato quello di canna, perché avevo solo quello, ma non ha fatto alcuna differenza)
  • 100 ml di acqua tiepida
  • 80 ml di succo di limone
  • 130 ml di olio di semi
  • 1 bustina di lievito
  • Scorza grattugiata di un limone
  • 8 gr di cremor tartaro
  • 1 pizzico di sale
Per la glassa:
  • 170 gr di zucchero a velo
  • 1 albume
  • il succo di un’arancia
Setacciate la farina con zucchero, lievito e sale. A parte mescolate olio, acqua, succo e scorza di limone. Separate i tuorli dagli albumi e aggiungete i tuorli ai liquidi. Quindi incorporate le polveri e montate il composto in planetaria. A parte montate gli albumi e quando iniziano ad assumere l’aspetto della neve ferma aggiungete il cremor tartaro. Unite i due composti e mescolate con una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto. Versate il composto in uno stampo per chiffon cake senza imburrarlo né infarinarlo (nel caso non lo veste potete usare uno stampo normale, alzando i bordi con della carta forno, e in questo caso dovrete imburrarlo e infarinarlo). Cuocete a 170°, per 50/60 minuti, facendo la prova stecchino. Sfornate e capovolgete immediatamente lo stampo sui suoi piedini (in caso di stampo normale lasciate raffreddare completamente nello stampo): la torta scenderà da sé.
Per la glassa: Sbattete delicatamente l’albume con una frusta. Aggiungete poco alla volta lo zucchero a velo continuando a montare. Otterrete una glassa lucida e densa. A questo punto aggiungete il succo a filo, continuando a montare, fino al raggiungimento della consistenza desiderata.


[Post originale creato il 19 Maggio 2018]

Tartare di riso nero, salmone, robiola e asparagi


Ingredienti:
  • 200 g Riso venere
  • 200 g Salmone affumicato
  • 200 g Robiola
  • 12 Asparagi
  • Olio di oliva extra vergine q.b.
  • Pepe nero q.b.
  • Succo di lime q.b.
Lessate il riso in acqua bollente salata per 40 minuti, scolatelo e fatelo raffreddare Conditelo con un po’ d'olio e un cucchiaio di robiola. Affettate il salmone e marinatelo nell'olio, succo di lime e pepe. Sciacquate i gambi degli asparagi, affettateli a rondelle e fateli saltare in padella con olio e un po’ d'acqua per circa 5 minuti. Con l'aiuto di un coppapasta ponete il riso sulla base, schiacciate per bene con un cucchiaio. Formate il secondo strato con la robiola, poi gli asparagi e infine il salmone.
Et voilà, ecco una ricetta leggera e fresca.

Macarons


Ho già detto di avere un problema con le lunghe attese previste in alcune ricette? Bene, quale ricetta migliore dei macarons, quindi, da affrontare, per chi ha un problema come il mio? Forse sono masochista, o forse mi piacciono le sfide - o forse non imparo mai? - chissà. Però stavolta non ho mollato: li ho fatti la settimana scorsa - orribili ma buoni - e li ho mangiati senza fotografarli (in verità forse senza nemmeno guardarli), ma non mi sono scoraggiata, ho fatto tesoro degli errori commessi e li ho preparati di nuovo. Non sono perfetti nemmeno questa volta, lo vedo bene anche io, ma sono meglio dei precedenti e peggio dei prossimi, ne sono sicura!
Nella spiegazione della ricetta inserirò le dritte e i trucchi che ho imparato dopo la fallimentare prima esperienza; sono sicura che ne imparerò di altri e sarà mia premura inserirli successivamente.
I macarons altro non sono che gusci di albume, zucchero e farina di mandorle. Detta così sembra siano un gioco da ragazzi, invece la difficoltà sta proprio nella preparazione, lenta, laboriosa e precisa (proprio i tre aggettivi che mi descrivono al meglio :D).  La farcia di solito è composta da ganache di cioccolato fondente o bianco, aromatizzata con paste o frutta. Altre versioni comprendono farce a base di mascarpone, crema al burro e confettura.
La farina di mandorle non deve essere eccessivamente umida e può essere realizzata in casa, da mandorle sgusciate, o acquistata già pronta, ed è importante setacciarla bene prima di utilizzarla per i macarons (per altre ricette può essere utilizzata senza questo passaggio.)
L’albume deve essere “vecchio”, ossia lasciato per due/tre giorni in frigo, coperto con pellicola, e va tolto dal frigo sei ore prima: deve essere a temperatura ambiente.
Il metodo migliore è quello con la meringa italiana (ossia pastorizzata).
Ingredienti:
  • 150 g di farina di mandorle
  • 150 g di zucchero a velo
  • 150 g di zucchero semolato + 15 g
  • 50 g di acqua
  • 110 g di albume (divisi un due parti da 55 g l’una)
  • q.b. colorante alimentare (preferibilmente in polvere, ma io ho usato quello liquido)
Setacciate la farina di mandorle con un setaccio a maglia fine e fatela scaldare in forno per 7-8 minuti, a 140°, per togliere l’umidità. Quindi fate raffreddare.
  • Fate ben raffreddare le placche del forno, dopo questa operazione e prima di utilizzarle per formare i macarons con la sac à poche.
Miscelate la farina di mandorle con lo zucchero a velo in un mixer, alla massima velocità, per 5 secondi, per per ottenere una polvere molto fine. A questo punto se utilizzate il colorante in polvere aggiungetelo. Questa preparazione è detta tant pour tant (TPT), ossia pari peso di zucchero e farina di frutta secca.
Montate 55 g di albume con 15 g di zucchero e montate a media velocità.
Nel frattempo scaldate sul fuoco 150 g di zucchero semolato con l’ acqua e portate a 116°C: versate lo sciroppo ottenuto a filo nell’albume creando una meringa italiana. Se usate il colorante liquido aggiungetelo adesso.
Aggiungete al TPT i rimanenti 55 g di albume liquido e mescolate  fino ad ottenere una pasta di mandorle abbastanza consistente. 
Quando la meringa all’italiana avrà raggiunto i 44-46°C prendetene due cucchiaiate e aggiungetele all’impasto, amalgamandole. Unite quindi la restante meringa e mescolate (non serve utilizzare il metodo dal basso verso l’alto: il composto deve smontarsi - ma non troppo). Siete così giunti alla fase del macaronage, che termina quando il composto avrà creato il cosiddetto nastro, ossia cadrà dalla spatola in modo elastico e con una certa difficoltà, ricadendo dolcemente nella ciotola. Un composto eccessivamente fluido creerà macarons bassi e deformati; un composto eccessivamente denso porterà a dei macarons troppo alti con dorso non perfettamente liscio. 
A questo punto siete giunti al livello Dressage (se non avete perso vite prima :D), ossia stendere l’impasto sulla teglia rivestita con silpat (il classico tappetino in silicone per macarons) o carta da forno, con l’aiuto di una sac à poche munita di bocchetta liscia di diametro 10 mm. Se non avete un tappetino con i cerchietti già formati, dovrete disegnarli voi, su un foglio di carta forno da mettere sotto quello sul quale formerete i macarons. I cerchi devono essere tutti uguali e un po’ distanti tra loro. Con la sac à poche spremete un po’ di composto al centro del cerchio: non appena il composto avrà raggiunto i bordi del cerchio fate un movimento a mezza luna alzando velocemente la sac à poche. Considerate che l’impasto versato si assesterà uscendo dal cerchio disegnato, ecco perché i cerchi devono avere una certa distanza.
Fate riposare all’aria i bottoncini formati, per 30 minuti. La superficie si deve asciugare e creare una patina, ossia non deve rimanere attaccata al dito, al tatto, ma deve lasciare il dito pulito (benvenuti nel Croutage) 
A questo punto (e a forno già caldo) potete cuocerli. Se il diametro dei vostri macarons è tra i 4 e i 6 cm, cuocete a 150° per 14 minuti; se misura dai 6 agli 8 cm, 160° per 15 minuti. Se il diametro è 16 cm e più cuocete a 170° per 17/18 minuti. 
I gusci cotti devono presentare un “piede” (parte di crescita alla base) di 2 millimetri.
Appena sfornati, il tappetino o la carta forno sul quale sono i macarons va immediatamente spostata su un piano freddo (meglio se di marmo) per facilitarne la rimozione. Prima di staccarli aspettate almeno un’ora. Se non doveste riuscire a staccarli potete mettere il tappetino o la carta forno in congelatore per 10 minuti. Una volta staccati vanno conservati in frigo.
A questo punto dimenticatevi dei macarons e uscite per una passeggiata, o fate qualunque altra cosa, perché la giornata ormai sarà finita :D
Preparerete il ripieno il giorno dopo.
Ripieno: 
GANACHE AL CIOCCOLATO FONDENTE E LAMPONI
Ingredienti:
  • 125 g di panna fresca
  • 100 g di purea di lamponi
  • 22 g di zucchero semolato
  • 175 g di cioccolato fondente al 65%
  • 40 g di burro
In un pentolino portate a ebollizione la panna, la purea e lo zucchero. Unite il cioccolato a pezzi e fatelo sciogliere mescolando. Fate raffreddare il composto fino al raggiungimento di 40°, quindi unite il burro. Fate riposare la ganache in frigo per tre ore, poi montatela con le fruste e farcite i macarons con una sac à poche, solo su un lato.
E se avete avuto il coraggio di leggere fino alla fine… buon dessert!


Cremoso al pistacchio e mousse alle nocciole

  Marquise al cioccolato  70 g di tuorli 70 g di zucchero a velo 150 g di albumi 140 g di zucchero a velo 60 g di cacao amaro 20 g di fecola...